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L’incredibile storia delle Mothers | |
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Anche se le Mothers esistono da circa tre anni, il progetto è stato accuratamente pianificato all’incirca quattro anni e mezzo fa. Stavo cercando da molto tempo le persone giuste. | |
Prima di entrare nel… ehm… mondo dello spettacolo, mi sono interessato di pubblicità. Ho fatto una breve ricerca sulle motivazioni. Una delle leggi dell’economia dice che, quando c’è una domanda, qualcuno dovrebbe fornire un’offerta e si arricchirà. | |
Ho concepito un prodotto tappa-buchi composito che riempie la maggior parte delle lacune tra la cosiddetta musica seria e la cosiddetta musica leggera. In seguito, mi serviva un mio gruppo per presentare questa musica al pubblico. | |
Il gruppo che sarebbe diventato le Mothers stava lavorando al Broadside, un piccolo locale a Pomona, in California. | |
Jimmy Black, il batterista, era appena arrivato in California dal Kansas. Si è unito a Roy Estrada, il bassista. Prendevano dei lavori pessimi nella Contea di Orange, che non è un bel posto dove vivere, a meno che non si faccia parte della organizzazione reazionaria di John Birch. | |
Avevano formato una band con Ray Hunt alla chitarra, Dave Coronado al sax e Ray Collins come cantante principale. Si erano scelti il nome di Soul Giants e facevano ordinario rhythm & blues commerciale, ♫ “Gloria”, ♫ “Louie Louie”, tanto per capirci. | |
Poi Ray Hunt ha deciso che non gli piaceva Ray Collins e ha iniziato a suonare accordi sbagliati mentre lui cantava. Ne è scaturita una zuffa, Ray Hunt ha deciso di andarsene, la band aveva bisogno di un chitarrista e così mi hanno chiamato. | |
Ho iniziato a lavorare con loro al Broadside, pensavo che andassero abbastanza bene. Ho detto: “Sentite, ragazzi, ho un piano. Diventeremo ricchi. Probabilmente adesso non ci crederete, ma se solo avrete pazienza con me, ce la faremo ed emergeremo”. | |
Dave Coronado ha detto: “No. Non voglio farlo. Se suoneremo musica di quel tipo, non troveremo mai lavoro. Ho un lavoro in una sala da bowling a La Puente e penso che me ne andrò”. E così ha fatto. Credo che adesso abbia una band chiamata ‘Davie Coronado e i suoi Vagabondi delle Praterie’ o qualcosa del genere. | |
Nelle Mothers originali eravamo in quattro: Ray Collins, Jimmy Black, Roy Estrada ed io. Abbiamo fatto la fame per una decina di mesi perché suonavamo un genere di musica che era decisamente impopolare in quella zona. Non riuscivano a identificarcisi. | |
Così abbiamo preso l’abitudine di insultare gli spettatori. In questo modo ci siamo fatti una certa reputazione. Nessuno veniva per sentirci suonare, venivano per vedere quanti insulti riuscivano a prendersi. Erano molto masochisti. Gli piaceva proprio. | |
Su queste basi siamo riusciti a trovare dei lavori ma non duravamo molto a lungo perché dopo un po’ finivamo per insultare i proprietari dei locali. | |
Poi abbiamo deciso di trasferirci nella metropoli - Los Angeles - che distava una cinquantina di chilometri. | |
Avevamo aggiunto una ragazza al gruppo, Alice Stuart. Suonava molto bene la chitarra e cantava bene. | |
Mi è venuta l’idea di mescolare al nostro sound, basicamente country blues, alcuni spunti modali. Suonavamo spesso cose come Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Alice suonava bene la chitarra con il fingerstyle, però non sapeva suonare “Louie Louie”, quindi l’ho licenziata. | |
Poi è stato con noi Henry Vestine, uno dei chitarristi blues più famosi di entrambe le coste. È un vero mostro. È rimasto a lungo nel gruppo. Ma la nostra musica continuava a diventare sempre più strana e lui non riusciva a identificarsi con quello che stavamo facendo e voleva essere libero, quindi gli abbiamo detto: “Addio, Henry”, e lui se n’è andato. Adesso è nei Canned Heat. | |
Poi Ray, il cantante principale, se n’è andato e le Mothers sono rimaste in tre. Abbiamo scritturato Jim Guercio, che adesso gestisce Chad & Jeremy e produce i dischi dei Buckinghams. Ha fatto parte del nostro gruppo per un po’. | |
A un certo punto abbiamo scritturato anche Steve Mann, pure lui uno dei migliori chitarristi blues della West Coast. Voleva suonare nel gruppo ma non sapeva fare gli accordi e ci siamo liberati di lui. | |
Poi abbiamo scritturato Elliot Ingber e Ray è tornato nella band, e le Mothers erano in cinque. Abbiamo inciso il nostro primo album in quella formazione: Ray, Roy, Jim, Elliot ed io. | |
Tom Wilson, che all’epoca stava producendo dischi per la Metro-Goldwyn-Mayer, è venuto al Whisky a Go Go quando la formazione era di cinque persone, Henry Vestine stava ancora con noi. Ci ha sentito cantare la canzone sulla sommossa di Watts (“Problemi ogni giorno” ▲). È rimasto per cinque minuti, ha detto: “Sì, sì, sì”, mi ha dato una pacca sulla spalla, mi ha stretto la mano e ha detto: “Fantastico. Vi faremo fare un disco. Arrivederci”. | |
Non l’ho più visto per quattro mesi. Pensava che fossimo una band di rhythm & blues. Probabilmente è tornato a New York e ha detto: “Ho fatto un contratto a un’altra band di rhythm & blues della West Coast. Hanno una canzone sulla sommossa. È una canzone di protesta. Faranno un paio di singoli e poi forse scompariranno”. | |
È tornato a Los Angeles subito prima che noi arrivassimo per la nostra prima sessione di registrazione. Abbiamo avuto una breve conversazione nel suo ufficio ed è stato allora che ha scoperto che non suonavamo soltanto quella. Le cose hanno iniziato a cambiare. Abbiamo deciso di non fare un singolo, avremmo invece fatto un album. | |
Non mi ha dato un’idea di quale sarebbe stato il budget per l’album, ma in media un album rock & roll costa all’incirca 5000 dollari. Il costo complessivo di “Disinibitevi!” è stato all’incirca di 21.000 dollari. | |
Il primo pezzo che abbiamo inciso è stato “Da qualsiasi parte soffi il vento” ▲. Purtroppo, è un brutto mix, ma il pezzo è veramente valido. Poi abbiamo fatto “Chi sono i poliziotti del cervello?” ▲. Quando Wilson le sentì, restò così impressionato che prese il telefono e chiamò New York, e come risultato ebbi un budget quasi illimitato per realizzare quell’obbrobrio. | |
Il giorno successivo avevo pronti gli arrangiamenti per un’orchestra di ventidue elementi. Non era soltanto una orchestra che si limitava ad accompagnare i cantanti. Era la band di cinque elementi delle Mothers più diciassette orchestrali. Abbiamo lavorato tutti insieme. | |
Il montaggio ha richiesto molto tempo, il che ha fatto lievitare i costi. Nel frattempo, Wilson stava rischiando grosso. Producendo quell’album aveva messo a repentaglio il proprio posto di lavoro. | |
La Metro-Goldwyn-Mayer reputava di avere speso troppo per l’album e stavano per abbandonarlo al suo destino quando iniziò a vendere ovunque. Ad esempio, avevano venduto quaranta copie in qualche piccolissima città del Wyoming. Abbiamo venduto cinquemila album in tutto il Paese senza speciali campagne promozionali o altro. Alla fine, la casa discografica ha iniziato a spingere l’album e le vendite sono salite ancora. | |
Subito dopo avere completato l’album siamo andati alle Hawaii per lavorare lì. Poi siamo tornati e abbiamo lavorato con Andy Warhol al Trip. È stato, si dice, lo spettacolo che ha decretato la fine del Trip. | |
Poi siamo andati a San Francisco per suonare da quelle parti e infine… ehm… abbiamo dovuto licenziare Elliot e siamo rimasti in cinque. Subito prima di licenziare Elliot, avevamo una band di sei elementi in quanto avevamo scritturato Billy Mundi, quindi avevamo due batteristi. | |
Poi abbiamo scritturato Don Preston, che suona strumenti a tastiera: piano elettrico, clavicembalo elettrico, ecc. Abbiamo preso anche Bunk Gardner, che suona corni vari, e Jim Fielder al basso. | |
Avevo conosciuto Don Preston e Bunk Gardner molti anni prima di conoscere gli altri ragazzi. A quei tempi suonavamo musica sperimentale. Ci riunivamo nei garage e, tanto per divertirci, passavamo in rassegna repertori molto astratti. | |
Ad ogni modo, avevamo finalmente un complesso molto valido. Il secondo album è stato registrato con questi otto ragazzi. Abbiamo soltanto aggiunto su una canzone una tromba, un quartetto d’archi e un clarinetto contrabbasso. | |
La strumentazione della formazione rock & roll ideale delle Mothers è di due ottavini, due flauti, due flauti bassi, due oboi, un corno inglese, tre fagotti, un controfagotto, quattro clarinetti (con il quarto suonatore che raddoppia il clarinetto contralto), un clarinetto basso, un clarinetto contrabbasso, sassofoni soprano, contralto, tenore, baritono e basso, quattro trombe, quattro corni francesi, tre tromboni, un trombone basso, una tuba, una tuba contrabbasso, due arpe, due tastieristi che suonano il pianoforte, un pianoforte elettrico, un clavicembalo elettrico, un clavicordo elettrico, un organo Hammond, una celesta e una tastiera per i bassi, dieci primi violini, dieci secondi violini, otto viole, sei violoncelli, quattro contrabbassi, quattro percussionisti che suonano dodici timpani, carillon, gong, rullanti da parata, grancasse, rullanti, woodblock, tamburo a corda, vibrazioni, xilofono e marimba, tre chitarre elettriche, una chitarra elettrica a 12 corde, un basso elettrico e una chitarra basso elettrica e due batteristi, oltre a cantanti che suonano tamburelli. E non sarò soddisfatto finché non l’avrò. | |
Secondo me, tutti hanno il diritto di ascoltare questo tipo di musica dal vivo. I ragazzi andrebbero ai concerti, se potessero ascoltare della musica che li fa stramazzare. | |
Se le sale da concerto facessero una programmazione più moderna, sarebbero piene zeppe di ragazzi. | |
Una cosa del genere non accadrà da un giorno all’altro, lo so. Ma ho studiato il mio pubblico abbastanza attentamente per capire che stiamo facendo dei passi in quella direzione. Molti ci ascoltano restando seduti perché fanno finta di non potere ballare la nostra musica. È una stupidaggine assoluta. Io sono quasi epilettico e posso farlo. | |
Non stanno seduti perché si stanno godendo la musica. Stanno soltanto aspettando di capire se quella musica gli piace. Non assomiglia a quella che erano abituati ad ascoltare. Vogliono che le loro orecchie ci si abituino. | |
Non è “psichedelica”. Ho chiesto al proprietario di un nightclub che cosa fosse la musica psichedelica. “È musica stonata, pazzesca, ad alto volume”, mi ha risposto, “incomprensibile”. | |
La nostra musica è piuttosto logica. I nostri scoppi spontanei sono pianificati. Devono esserlo. Se si prende una band di 8 elementi e non la si dirige, si otterrà musica “psichedelica”. | |
Proviamo in media dodici ore ogni canzone. Le impariamo a sezioni. C’è la prima parte, quindi l’interludio A, l’interludio B e così via, e la band deve memorizzare un determinato segnale per ogni sezione. | |
Ogni nostra esibizione è concepita come una pièce musicale continua, come un’opera. Anche il dialogo tra i pezzi ne è parte. Quando ci facciamo prendere la mano, qualcuna delle nostre esibizioni dura un’ora e mezza. È all’incirca la durata di un’opera. | |
Una descrizione migliore di quello che facciamo potrebbe essere ‘presentazione teatrale con musica’. | |
Quest’estate vorrei presentare uno spettacolo a Broadway. È un musical, un horror di fantascienza basato sui processi a Lenny Bruce. Era mio amico e amico del nostro manager. Lenny era un santo. | |
Quello che il Grande Ingranaggio Americano ha fatto a Lenny Bruce fa abbastanza schifo. In termini di diritti civili, si piazza tra i grandi brufoli sulla faccia della cultura americana. Ma, mi sa, nessuno se ne renderà mai conto veramente. |
Testo inglese dal sito Zappa Books. |